lunedì 24 agosto 2015

Colma di Mombarone (2371 m.) e Punta Tre Vescovi (2317 m.) da Trovinasse - Alpi Biellesi - Piemonte

Appartenente al Gruppo delle Alpi Pennine e visibile pressoché dall'intera pianura del Canavese e del Biellese, la Colma di Mombarone (nota anche come Monte Mombarone), insieme ai suoi satelliti Cavalgrosso, Cavalpiccolo e Punta Tre Vescovi, contrassegna sulla sinistra idrografica l'inizio della catena montuosa dell'ampio bacino della Dora Baltea. Ovviamente, tale privilegiata posizione geografica, non può che ripercuotersi positivamente dal punto di vista panoramico, offrendo dalla vetta una visione mozzafiato a 360 gradi, spaziando dal Monte Bianco al Gran Combin, dalla Grivola ai Lyskamm, dal Cervino al gruppo dei Breithorn. Per godere però di un simile panorama è bene arrivare in vetta nelle prime ore del mattino poiché, come già sopra descritto, la relativa vicinanza alla pianura del Canavese e del Biellese fa si che questa montagna sia spesso assediata da nubi e dense foschie, per non parlare poi delle rapide formazioni temporalesche. Discorso che del resto vale anche per la Punta dei Tre Vescovi, situata a Nordest della Colma di Mombarone ed indicativamente ad una distanza di 500 metri in linea d'aria. Essa è comodamente raggiungibile per una cresta di ampio respiro, che mai risulta difficile ad eccezione di un breve passaggio su roccette. Il toponimo di quest'ultima vetta trae origine dalla sua particolare posizione, dato che la sommità rappresenta il punto di convergenza tra le tre diocesi di Ivrea, Biella ed Aosta, nonché tra le provincie di Biella, Aosta e Torino. Comoda passeggiata del 5 Agosto, foto con Sony Alpha 390...

Note tecniche :

Difficoltà : E

Dislivello : 870 metri

Sviluppo : 8,35 Km

Interesse : alpestre, paesaggistico, botanico

Dall'autostrada A5 Torino-Aosta, si esce a Quincinetto, proseguendo per l'abitato di Settimo Vittone. Oltrepassato questo paese si sale alla frazione di Trovinasse, superata la quale, in prossimità di un tornante destrorso, bisogna individuare un piccolo spiazzo dove parcheggiare (1501 metri s.l.m.). La presenza di una sbarra metallica e di una palina segnavia in legno (segnavia 858a per Lago e Colma di Mombarone, Brengovecchio) aiuta indubbiamente nel comprendere l'inizio del sentiero. Zaino in spalla ci si incammina dunque sul sentiero 858a che, dopo aver guadato un rio, attraversa un fitto bosco e fuoriesce su di una strada asfaltata che andrà seguita sulla sinistra. Superato un ponte ed attraversate alcune baite, in corrispondenza del margine di un prato (sulla nostra destra), una palina segnavia aiuta nuovamente nell'orientamento, indicando a destra il sentiero 858 che, senza più possibilità di errore, condurrà alla meta odierna. Il sentiero si sviluppa inizialmente in un bosco di splendide betulle fino a raggiungere poco oltre la vegetazione una prima abitazione, nota come Baita Garitta, dalla quale il panorama si fa straordinario sul corso della Dora Baltea e sulla Conca di Maletto. Da qui, è inoltre già visibile la nostra prima destinazione odierna, contraddistinta purtroppo da un brutto e smisurato monumento al Redentore. Il cammino è decisamente agevole, il sentiero mai ripido, ed in circa 45 minuti si mette piede sull'ampio e fiorito pianoro acquitrinoso di Brengovecchio. Poco oltre quest'amena piana, si attraversa una ganda, e ci si porta nell'appartata conca dell'Alpe Mombarone, caratterizzata da numerose baite e stalle ad uso dei pastori, nonché dalla presenza dell omonimo lago, tristemente ridotto a poco più di una pozza acquitrinosa. La traccia diviene ora più ripida ed il terreno assume una conformazione decisamente roccioso: con non poca fatica si risale lo spallone Sudoccidentale della Colma di Mombarone, sino a raggiungere il Bivacco Crosa, laddove, ignorando sulla destra la "bretella" per la Bocchetta di Quarn, si perviene prima al rifugio e successivamente alla panoramica vetta del Mombarone. Dato il leggero anticipo rispetto a quanto previsto (2 ore e mezza dalla macchina alla vetta del Mombarone), approfitto per allungare alla Punta Tre Vescovi che dista circa 500 metri in linea d'aria a Nordest. Per portarsi su questo satellite del Mombarone, non resta che da percorrere la semplice ed ampia cresta che, con alcune roccette ma mai particolarmente esposta, conduce su questa vetta, nota per essere il punto ove convergono le province di Biella, Torino ed Aosta (il toponimo trova origine dal fatto che vi si incontrano anche le tre diocesi!!). Peccato solo che le nebbie di fondovalle abbiano iniziato l'assedio alle montagne e la mia totale assenza di conoscenza di questi luoghi abbiano limitato il mio progredire (oltretutto un certo fiuto per il meteo mi aveva fatto comprendere che era meglio pedalare verso il fondovalle!!). Questo perché, per chi lo volesse, è possibile scendere dalla Tre Vescovi in direzione del Colle delle Lace (attenzione EE!!!) e riportarsi alla macchina con un ampio ed appagante giro ad anello....



Cartina...


Il segnavia in prossimità del tornante destrorso che sale da Trovinasse e dal quale ha inizio la passeggiata di oggi...


Le baite presso le quali corre la breve strada asfaltata, già abbandonata in virtù del sentiero 858 per il Lago di Mombarone


Panorama dalla baita Garitta


La Colma di Mobarone come appare dal piano acquitrinoso di Brengovecchio


Poco oltre questa palina segnavia, si giunge presso la conca dell'Alpe Mombarone. Sullo sfondo la piramide erbosa della Colma di Mombarone


L'appartata conca dell'Alpe Mombarone


La disastrosa situazione del Lago di Mombarone, ridotto a poco più che uno stagno!!!!


Una volta in cresta, ecco assediata dai vapori che risalgono dal fondovalle la dorsale che conduce al Cavalgrosso


Il rifugio con alle spalle la vetta


Panorama dalla vetta della Colma di Mombarone


La Punta Tre Vescovi come appare dalla vetta della Colma di Mombarone


Questa fotografia  rende purtroppo idea della drammatica situazione del Lago di Mombarone. Nella verde conca sotto di noi dovrebbe esserci uno specchio d'acqua ed invece si riesce a malapena ad individuarne la pozza


In cresta verso la Punta Tre Vescovi


Dense foschie regalano grandi suggestioni


I passaggi in cresta non sono mai impegnativi ma bisogna ugualmente prestare la dovuta attenzione


La Colma di Mombarone come appare dai pressi della Punta Tre Vescovi


La tavola orientativa in vetta alla Tre Vescovi... Decisamente meno invasiva e più opportuna del Redentore al Mombarone


La bella cresta che avrei dovuto ridiscendere per raggiungere il Colle delle Lace. Questo risulta ugualmente visibile nonostante le fitte foschie oramai prossime ad avvolgermi...


Splendida orchidea di cui non conosco il nome


Imbarazzanti e coraggiose manovre dell'elicotterista!!! Nonostante le sfavorevoli condizioni meteorologiche, ha fatto tre giri per portare carichi al rifugio...


Il Lago Pasci come appare dalla cresta meridionale della Colma di Mombarone


Fortunatamente il vallone utilizzato per la salita è ancora sgombro dalle nebbie


Fiordaliso Alpino, credo nella varietà Centaurea Nervosa


Comuni campanule


Un tocco di delicatezza....


Fioritura, qui servirebbe il professore!!!


Comune fioritura di cardo


Scorcio di vita alpestre


Erioforo


Ed ovviamente inizia a piovere...Alla prossima...




domenica 23 agosto 2015

Monte Laione (2757 m.) da Malga Cadino - Valle di Cadino - Lombardia

Esteso su di una superficie di circa 51 mila ettari quadrati, il Parco dell'Adamello è localizzato sulla sinistra idrografica della Val Camonica. In quest'estesa ed estremamente articolata area geografica ha sede il più vasto ghiacciaio d'Italia, stimato in circa 18 mila metri quadrati, la cui particolare conformazione a raggiera ha originato dall'acrocoro culminante una serie di catene montuose che si suddividono nei sottogruppi del Baitone, del Frisozzo e del Blumone. Per comprendere l'ammaliante unicità di questi paesaggi, è indispensabile, seppur superficialmente, far riferimento alla litologia ( è la scienza che studia le rocce), poiché la varietà geologica presente all'interno di questo territorio rende il Parco dell'Adamello un esempio piuttosto raro nel contesto mondiale. Calcari, porfidi, scisti e dolomia sono solo alcune delle varietà di roccia qui presenti, ma si trova nella tonalite la chiave di lettura della morfologia del territorio. Nota infatti per essere la roccia più "giovane" dell'area, ma allo stesso tempo dura, compatta e priva di qualsivoglia frattura, la tonalite ha disegnato tutta una serie di affilate creste che donano al Gruppo dell'Adamello un aspetto tanto unico quanto massiccio. Originatasi tra i 30 ed i 40 milioni di anni fa in seguito alla cristallizzazione del magma che risaliva dalle viscere della Terra, la tonalite ha assunto un ulteriore caratteristica, l'impermeabilità, che ha inevitabilmente associato il tema dell'acqua a quello del parco. Spettacolari cascate, impetuosi torrenti e la presenza di 50 laghi non possono dunque passare inosservati. Ed allora non resta che indirizzarsi verso il settore meridionale del parco in quel gioiello naturalistico qual'è la Valle di Cadino, per introdursi all'interno di un paesaggio capace di testimoniare grazie ai numerosi dossi montonati, archi morenici, torbiere e specchi d'acqua quanto sopra descritto. L'escursione è del 21 Agosto 2015, foto con Sony Alpha 390...

Eventualmente, per avere un quadro più completo della Valle di Cadino, consiglio di visionare il post sotto linkato che riguarda la salita alla Cima delle Terre Fredde ed alla Cima Galliner che hanno buon tratto in comune con la salita alla vetta del Monte Laione : https://manuelpermonti.blogspot.it/2015/08/lombardia-valle-di-cadino-monte-laione.html

Note tecniche :

Difficoltà : E 

Dislivello : 875 metri

Sviluppo : 14  Km

Interesse : paesaggistico, floreale, storico militare


Salendo dalla Val Camonica, in prossimità del paese di Esine, si abbandona la statale indirizzandosi a destra verso l'abitato di Bienno, oltre il quale la strada si inerpica fino a raggiungere il Passo di Crocedomini. Superato il valico bisogna ora indirizzarsi  verso il Goletto del Cadino, oltre il quale si perde rapidamente quota sino a raggiungere una splendida distesa prativa ove sorge la Malga di Cadino della Banca. Poco oltre questo edificio noto per gli ottimi formaggi, si stacca sulla sinistra una strada sterrata, percorribile solo con 4x4, capace di condurci alla base della caratteristica conformazione calcarea della Corna Bianca. Un limitato parcheggio permette di abbandonare la macchina alla base di questo spettacolare sperone roccioso. Ci si incammina dunque su di un'ampia mulattiera che regala splendidi scorci sul Monte Frerone, sui piccoli Laghetti delle Moie (oramai prosciugati!!) e sul Lago Nero di Cadino. Senza possibilità di errore, tralasciando un sentiero che si stacca sulla destra (lo percorreremo in discesa), ci si porta agevolmente e senza troppa fatica al Passo della Vacca (2359 metri), caratterizzato da un particolare masso dalle sembianze bovine. Da questo valico è davvero impressionante la sagoma del Cornone di Blumone, alla sinistra della quale è già visibile la destinazione odierna.  Tra macereti e detriti, bisogna ora indirizzarsi su comodo sentiero verso la diga del Lago della Vacca, presso la quale sorge lo splendido rifugio Tita Secchi (circa 1 ora dalla partenza). Anche qui, impossibile sbagliare: alla sinistra di questa costruzione ha inizio un ampio sentiero (segnavia Alta Via 1) che in  circa 45 minuti conduce al Passo del Blumone, ampia ed evidente sella compresa tra l'omonimo Cornone (a destra) ed il Laione (a sinistra). Si tenga presente che, nonostante il sentiero sia ottimamente tenuto, questo attraversa caotiche pietraie sulle quali è comunque consigliabile porre un minimo di attenzione. Dal passo, volgendo a Nord, bisogna indirizzarsi verso dei visibili ruderi militari (casermette), superati i quali si punta l'evidente cresta meridionale del Monte Laione: le difficoltà sono sempre contenute, la cresta è piuttosto ampia e mai esposta ad eccezione degli ultimi metri. Giunti infatti presso una panoramicissima anticima, nella quale trovano unione la cresta sud e la cresta ovest della montagna, si apre un fantastico baratro sul versante nordoccidentale della montagna. La presenza infatti di numerose capre non ci ha permesso di percorrere integralmente l'ampia cresta (piena di scivolosi escrementi), dunque ci siamo portati appena sotto di essa e con attenzione abbiamo toccato la bella ed armoniosa madonnina di vetta (3 ore con tutta calma dalla partenza). Nonostante le dense foschie che salgono rapidamente dalla Val Caffaro, e che porteranno ad un rapido cambiamento del meteo, il panorama è di primissimo livello, vedasi le fotografie per credere. Per la discesa abbiamo sfruttato una piccola variante a partire dal Passo della Vacca. Evitando dunque di percorrere nuovamente la mulattiera del rifugio, ci siamo indirizzati verso le creste di Laione al di sotto delle quali si sviluppa un panoramico sentiero. Prestate orecchio a eventuali scariche di sassi dall'alto perché il sentiero corre vicinissimo a queste friabili pareti rocciose. Un grazie infine a Cristian, ragazzo bresciano che, dopo una lauta colazione al rifugio in nostra compagnia, ha passato l'intera giornata con noi....



Cartina....



Un posto fantastico dove lasciare l'automobile, purché 4x4!!! Siamo sotto la formazione calcarea della Corna Bianca e di fronte a noi si staglia la splendida sagoma del Monte Frerone. Alla destra di questa immagine ha inizio la mulattiera per il Rifugio Tita Secchi


Il buon Pietro con alle spalle la sagoma acuminata della Corna Bianca


Ancora in ombra ed al centro della fotografia il Passo della Vacca


Il bellissimo panorama che si gode salendo al Passo della Vacca


Al centro della fotografia, il Passo di Valfredda


Una volta varcato il Passo della Vacca ci si porta presso l'omonima diga


Pietro in prossimità del Rifugio Tita Secchi. Alle sue spalle il Lago della Vacca sormontato dalla Cima delle Terrefredde e dal Monte Galliner


Un grandangolo verso il rifugio dal sentiero di salita per il Passo di Blumone


Pietre, macigni e sassi...Così sarà l'intera tratta che dal Tita Secchi, conduce al Passo del Blumone...


...ma il panorama fa dimenticare ogni eventuale fatica. Sulla linea dell orizzonte, al centro, il Monte Frerone, mentre a destra, la Cima delle Terrefredde e il Monte Galliner


L'ampia sella del Passo del Blumone con alla sua sinistra il Monte Laione


Finalmente alla base della cresta Sud del Laione. La prospettiva non permette però di osservare la vetta


Gradevoli incontri sulla cresta meridionale del Laione


Ed eccoci agli ultimi metri...Le capre non ne volevano sapere dunque ci siamo abbassati sulla sinistra su di una comoda cengia fino alla madonnina di vetta


La vetta del Monte Laione


Cristian, incontrato al Tita Secchi, sull'anticima del Monte Laione...


...ed eccolo impegnato negli ultimi divertenti metri per raggiungere i 2757 metri di oggi!!!


Credo nessuna dicitura possa rendere idea di un momento così sereno...


Dalla vetta del Monte Laione, la bellissima cresta settentrionale che si dirige verso la Cima del Mare


Il Passo del Termine, così come appare dalla vetta del Laione. L'intera area è disseminata di ruderi militari, casermette, trincee, torri...E' questa una zona di elevatissimo interesse storico militare


Finalmente, e dico finalmente, una delicatissima e graziosissima scultura in vetta ad una montagna


L'imponente Cornone di Blumone, maggiore elevazione del gruppo, così come appare dalla vetta del dirimpettaio Monte Laione


Il Lago della Vacca, come appare dall'anticima del Monte Laione


La vetta come appare dall'anticima. Per i più attenti, sulla sinistra, in luce ed ombra, la pala rocciosa del Pizzo Badile Camuno


Super Pietro sull'anticima del Monte Laione


Si scende ancora tra roccie e pietre...


...fino a raggiungere nuovamente il Passo del Blumone, caratterizzato da numerosi segnavia


Splendide luci su di un insenatura del Lago della Vacca


Chi è che mangiava polenta cipolle e fagioli ?


Il caratteristico e bizzarro masso in prossimità del Passo della Vacca. E' evidente la similitudine con il bovino


La Valle di Cadino come appare dal passo sopracitato. Sulla sinistra è visibile il sentiero alto che andremo a percorrere per ridiscendere alla macchina


Cristian e Pietro con in fronte il Passo della Vacca tra le foschie


Il sentiero alto è comodo ed ampio ma corre su ripidissimi pendii. In basso sulla destra è osservabile il Lago Nero di Cadino


Splendida fioritura di Parnassia


Stella Alpina


Aconito Napello...Alla prossima ed attenti agli escrementi delle capre che in cresta sono poco raccomandabili!!!!