mercoledì 27 maggio 2015

Monte Due Mani (1666 m.) dai pressi della Forcella di Olino - Valsassina - Lombardia

Nel pomeriggio si lavora ma la mattina del 25 Maggio scorso riesco a ritagliarmi una brevissima gita giusto per non perdere la gamba. Chiamo Enrico che al solito si da disponibile...Dove andare? Il Due Mani, insieme, non l'abbiamo mai salito, dunque perché non farlo oggi abbinandolo allo Zucco di Desio? La passeggiata richiede due ore scarse di cammino, lo sviluppo è da Centro Commerciale, oltretutto il tempo sappiamo che non sarà dei migliori, dunque inutile fare molti Km in auto. Partiamo quindi con poche pretese per questa breve camminata che si rileverà via via un sorprendente giardino botanico....

Note tecniche :

Difficoltà : E 

Dislivello : 500 metri circa

Sviluppo : 5 Km

Interesse : paesaggistico, floreale

Da Lecco si sale alla frazione di Rancio (ove partono gli itinerari per la Medale, il San Martino, ecc.) e si imbocca l'ampia strada che risale la Valsassina. Giunti al paese di Ballabio si devia a destra per l'abitato di Morterone (noto per essere il punto di partenza di molte escursioni per il Resegone) che però non bisogna raggiungere. Infatti, dopo aver superato un paio di gallerie, si trova sulla destra del ciglio stradale un piccolo spiazzo sterrato nei cui pressi sorge una palina segnavia (sul ciglio opposto della carreggiata). Attenzione dunque a non raggiungere la Forcella di Olino perché il parcheggio si trova circa un Km prima!!!
Il segnavia è chiaro (indica per il Monte Due Mani) ed il sentiero evidente. Ci si incammina dunque nel bosco per una mezz'oretta abbondante fino a raggiungere, oramai al limite boschivo, la Baita Pianura, posta poco a monte dell'Alpe di Desio e dell'omonima bocchetta. Piegando a sinistra, inizia una monotona serie di tornanti che permettono di prendere rapidamente quota e fuoriuscire sui ripidi prati del versante Sudorientale del Monte Due Mani. Raggiunta un'ampia sella, non resta che da percorrere per alcuni minuti la panoramica cresta che agevolmente conduce alla croce ed al bivacco di vetta. Poco oltre, seguendo con alcuni saliscendi il filo spartiacque e su percorso un poco aereo, si tocca infine la vetta dello Zucco di Desio. Noi purtroppo non lo abbiamo raggiunto poiché nei pressi della sella sopracitata alcune fioriture hanno attirato la nostra attenzione, attardandoci non poco. Infatti, a Sud della vetta del Monte Due Mani, e più precisamente nei pressi dello sperone roccioso che ne contraddistingue l'aniticima meridionale, facevano bella mostra di sé numerose primule orecchie d'orso ed anemoni. In cerca del fiore più "fotogenico" abbiamo brevemente arrampicato su questa parete, utilizzando anche le catene presenti, riscontrando però con non poca sorpresa alcune di esse spezzate mentre altre giacevano in condizioni a dire poco critiche, con maglie fortemente erose dalla ruggine. Mi sono ripromesso di contattare la sottosezione del Cai di Ballabio per informarli di questo, a mio giudizio, oggettivo pericolo. State attenti dunque alle attrezzature se percorrete la ferrata Simone Contessi perché c'è qualcosa che decisamente non torna!!!!


Il Monte Due Mani dal sentiero


Enrico in prossimità della Bocchetta di Desio


L'evidente sentiero che sale alla vetta


Fioritura


Enrico si appresta a raggiungere l'ampia sella a Sud della vetta. Sulla sinistra è evidente lo sperone roccioso che rappresenta il termine della ferrata Simone Contessi. Incuriositi dalle splendide fioriture abbiamo riscontrato un'usura eccessiva delle catene nei passaggi esposti. Non fateci assolutamente affidamento e porre la massima attenzione!!!


Bivacco e croce di vetta del Monte Due Mani


Il Resegone come appare dalla vetta


Percorsa un pò di cresta verso lo Zucco di Desio, ecco come appare la vetta del Monte Due Mani


Enrico in cresta. Alle sue spalle ed in basso, si può osservare parte del percorso della ferrata Simone Contessi


Al solito, le Grigne tra le nubi!!!!


Splendido anemone in prossimità dello sperone roccioso


Altro splendido anemone primaverile


In discesa dallo sperone roccioso....


... ecco una meravigliosa primula orecchie d'orso


.....un altro meraviglioso anemone primaverile


questa fioritura non la conosco!!!


Una bellissima e delicata Clematide Alpina


Ranuncolo doppio, noto anche come Botton d'oro


Un comunissimo Tarassaco


Aquilegia scura


Cephalantera Maggiore


Un profumatissimo Mughetto...


...ed infine, una passata Rosa Canina...



mercoledì 20 maggio 2015

Monte Tabor (2079 m.), Motto dell'Aigua (2062 m.), Monte Marnotto (2088 m.) e Pizzo Sebòl (1706 m.) - Val Cavargna - Lombardia

Sebbene poco nota alla maggior parte degli escursionisti, la Val Cavargna è la maggiore delle tre valli che confluiscono da Nord nella Valle di Menaggio, angusto corridoio che collega il bacino del Lago di Como con il Ceresio. Insieme alla confinante Val Morobbia (Svizzera), grazie ad una fiorente attività estrattiva del ferro, la Val Cavargna visse una florida economia nel XV secolo, quando la presenza di alcune fucine per la lavorazione dei metalli forniva lavoro a gran parte della popolazione indigena. L'attivazione dei forni di fusione indispensabili per la lavorazione dei minerali estratti rendeva però necessario l'utilizzo del carbone vegetale, ricavato dalla lenta combustione del legno di faggio, un tempo abbondante in questi territori. L'utilizzo improprio e smisurato del combustibile sopracitato contribuì purtroppo in maniera determinante alla drastica riduzione delle faggete, donando un aspetto brullo e desolato al territorio circostante. Entrando dunque in Val Cavargna (il cui intervallo altitudinale è superiore ai 1550 metri sul livello del mare), non c'è da sorprendersi nell'osservare gli spogli pendii che caratterizzano buona parte dei versanti montuosi. L'assenza di un'omogenea fascia vegetativa rende pertanto molto panoramici gli itinerari di questa valle, nonostante le maggiori elevazioni superino di poco i 2000 metri. A conferma di quanto sopra scritto il percorso oggi proposto permette di inoltrarsi nel settore Nordorientale della Val Cavargna, brullo ed isolato come nessun altra sezione di questa valle. Passeggiata in compagnia di Pietro, Enrico, Claudio e Diego, foto con Sony Alpha 390...

Note tecniche :

Difficoltà : E (comodo sentiero fino alla Bocchetta di Sebòl, poi si incrocia l'Alta Via del Lario che bisogna seguire mantenendosi sulla cresta spartiacque fino alla vetta del Monte Marnotto. La discesa avviene per la banale dorsale sudoccidentale che collega il Monte Tabor alla vetta del Pizzo Sebòl)

Dislivello : 1384 metri ( dovuto alle quattro vette oltre che ai numerosi sali scendi sulla cresta spartiacque)

Sviluppo : 14,5 Km

Interesse : Paesaggistico, botanico


In macchina si raggiunge l'abitato di San Bartolomeo in Val Cavargna, dal quale si piega poi in direzione di Oggia su di una stretta e tortuosa strada asfaltata. Qualche posto auto in prossimità della piazzola di svolta del paese.
Per gran parte dell'itinerario non vi sono segnavia, dunque consiglio di chiedere in paese per evitare di sbagliare sentiero oppure di osservare con attenzione la nostra traccia gps. Comunque sia, dalla parte alta di Oggia ha inizio un comodo sentiero che conduce nel bosco fuoriuscendone rapidamente in prossimità di un ampio pratone ove sorgono alcune baite. Alle loro spalle il sentiero si inoltra in un rado bosco giungendo in prossimità di un bivio non segnalato (questo rappresenta il punto di incrocio tra l'andata ed il ritorno). Si segue sempre comodamente a sinistra traversando fino alla diroccata Alpe Sebòl, posta sotto l'omonima bocchetta che si raggiunge a vista su ampi prati fioriti. Deviando ora a destra (Est) ci si immette sull'Alta Via dei Monti Lariani ed in breve si raggiunge l'ampia vetta del Monte Tabor, capace di regalare splendidi panorami a dispetto della modesta quota. Scattate le foto di rito, ed assistito ad un imbarazzante scena che ha visto protagonista il buon Pietro versus una povera pecora, proseguiamo per comoda dorsale che poco oltre diventa rocciosa e porta il sentiero a traversare poco sotto di essa fino alla Bocchetta dell'Aigua. Altra breve salita e si tocca l'elevazione del Motto dell'Aigua, oltre la quale si perde nuovamente quota indirizzandosi verso Sudest ove toccheremo 3 ore e mezza dopo la partenza la vetta con ometto di pietre del Monte Marnotto. Inizialmente l'idea era di proseguire fino al Monte Bregagno ma i tempi decisamente blandi e gli impegni personali fan si che si abbandoni questa possibilità optando per un comodo pranzo su questa panoramica vetta. Ritornati quindi alla Bocchetta dell'Aigua, abbiamo traversato il versante Sudest del Monte Tabor portandoci sulla sua dorsale meridionale (fate attenzione perché il sentiero che traversa questo versante corrisponde a quello dell'Alta Via e non a quello più basso che va a morire in prossimità di una spaccatura rocciosa!!). Tra mille chiacchiere, decine di fotografie  e numerosi sorrisi abbiamo dunque perso quota su questo agevole costone che senza fatica alcuna conduce alla quarta vetta di oggi nota come Pizzo di Sebòl (sostanzialmente corrisponde ad un pulpito panoramico perché del Pizzo ha davvero poco!!). Sempre per traccia su dorsale, si va ad abbassarsi ulteriormente sino ad un grosso omino di pietre con annessa panchina e tavolo. L'abitato di Oggia è già visibile sulla nostra destra, ed altro non resta da fare che imboccare il sentiero nel bosco fino a ricongiungersi al bivio citato in precedenza. Giornata splendida, un grazie davvero a Enrico, Diego, Claudio e Pietro, capaci di farmi tornare a casa con il sorriso nonostante l'orario improponibile...



A distanza di pochi mesi mi ritrovo in Val Cavargna. Qui, il Rifugio Croce di Campo e la Cima Pianchette come appaiono dai pratoni in prossimità delle baite


Salita lo scorso inverno in compagnia di Diego ed in condizioni improponibili (vedasi post!!), la Cima Fiorina (vetta Fojorina per gli Svizzeri)


L'agevole sentiero per l'Alpe Sebòl


Eccoci alla diroccata Alpe Sebòl


Si risalgono a vista questi prati per raggiungere la Bocchetta di Sebòl


Claudio alla bocchetta sopracitata


Panorama dalla Bocchetta di Sebòl. A sinistra è osservabile il Monte Marmontana con alle sue pendici meridionali il Rifugio San Jorio


In attesa che il gruppo si ricompatti, Claudio sale un elevazione innominata per alcuni scatti fotografici


Enrico in prossimità della vetta del Monte Tabor. Alle sue spalle, la rocciosa Cima di Fiorina


Un gregge di pecore al pascolo poco sotto la vetta del Monte Tabor. La sorpresa è pronta per il buon Pietro....


....che ingenuamente sfodera il suo panino da 1 Kg captando l'attenzione del numeroso gregge. Nonostante le ire dell'uomo per l'elevato rischio cui andava incontro (la sottrazione del panino in oggetto) una pecora ribelle ed intraprendente, affonda le "mascelle" nel laccio del bastoncino sottraendolo al proprietario e cercando un improbabile fuga verso valle. Braccata dall'onnipresente Claudio, la povera pecora si è data alla fuga abbandona l'oggetto sottratto poco sotto la vetta del Tabor!!! Surreale!!!! 


Splendido panorama dalla vetta del Monte Tabor


Al centro, la piramide erbosa del Pizzo di Gino, alla sua sinistra la Cima delle Pianchette


Splendido panorama sul Lago di Novate Mezzola e le montagne dell'Alto Lario


In questa fotografia è osservabile la lunga dorsale ancora da percorrere per portarsi sulla vetta del Monte Marnotto


Questa fotografia mi ha incuriosito per la posizione di Claudio. Pareva avere un apparizione!!!Mah....


Enrico sul traverso sottocresta per la Bocchetta dell'Aigua


Il sentiero è un poco scomodo ma non presenta difficoltà alcuna...


...ed ogni tanto si porta anche in cresta...


....laddove sono meravigliosi gli scorci sul Lago di Novate


Claudio in vetta al Motto dell'Aigua


Un breve passaggio di nuvole regala splendide possibilità fotografiche con il polarizzatore


Panorami dalla cresta per il Monte Marnotto


Diego ed Enrico sulla breve ma ripida cresta Nordovest del Monte Marnotto


Pietro con alle spalle la testata della Val Cavargna


Panorama sulle montagne dell'Alto Lario dalla vetta del Monte Marnotto


Ancora piuttosto lontano il Monte Bregagno. Restava da percorrere quest'altro passaggio su cresta per compiere l'intera traversata della testata


Panorama dalla vetta del Monte Marnotto


In primo piano ed in ombra il Motto dell'Aigua. Seguono in successione il Monte Tabor, la Cima Pianchette ed il Pizzo di Gino


Alla veneranda età di 78 anni e mai domo, Enrico sfoggia un fantastico sorriso dopo una battuta sui suoi nuovi occhiali da sole


Claudio in vetta al Monte Marnotto


Diego ed Enrico iniziano la discesa


Il versante Sudorientale del Monte Tabor. Attenzione ad imboccare il sentiero alto!!!


Eccoci sulla comodissima dorsale meridionale del Monte Tabor


In questa fotografia è osservabile l'intera dorsale percorsa


Affollata come non mai, la vetta del Pizzo Sebòl


Alcuni escursionisti sulla parte alta della dorsale


In primo piano il Pizzo Sebòl sormontato alle sue spalle dall'ampia dorsale meridionale del Tabor


Claudio


Qui ha termine la dorsale Sud del Monte Tabor. Non resta che scendere verso l'abitato di Oggia


Croce di vetta? No, dicesi far di necessità virtù! Claudio, sudato ma per nulla provato, coglie l'opportunità di asciugarsi le ascelle sotto un leggero ma benevolo venticello primaverile


Il piccolo abitato di Oggia, punto di partenza e arrivo per questo facile ma appagante anello!!


Traccia gps... Alla prossima ed attenti alle pecore!!!!