sabato 30 luglio 2016

Zuccone dei Campelli (2161 m.) dai Piani di Artavaggio - Valsassina - Lombardia

Il Gruppo dello Zuccone dei Campelli è un imponente massiccio calcareo le cui forme ricordano vagamente un ferro di cavallo, coronato da numerosi torrioni e pinnacoli rocciosi. La maggiore elevazione di questo massiccio montuoso, si erge elegante e maestosa sul sottostante anfiteatro naturale della Valle dei Camosci, conca straordinariamente severa e solitaria nonostante la relativa vicinanza del comprensorio sciistico di Bobbio. Davvero numerose le vette qui presenti che, seppur non presentando mai dislivelli particolarmente significativi, permettono di effettuare escursioni di tipo alpinistico, circondati da un ambiente che può far pensare con piacere alle lontane Dolomiti. Zucco di Pesciola, Corna Grande di Valtorta, Denti dei Mughi, Zucco Barbesino ed altri loro satelliti, grazie alla presenza di un paio di vie ferrate (Minonzio per lo Zuccone dei Campelli e Pesciola per l'omonima vetta) e di alcuni canaloni, si prestano ad appaganti e più che gratificanti salite estive ed invernali, marcando ulteriormente il carattere alpinistico di questo massiccio montuoso. Per fama e frequentazione "spiccano" due canali invernali, posti nel settore Nord/Nordoccidentale del gruppo: nello specifico sono il Canalone dei Camosci, con l'eventuale variante alta per il Cristo delle Vette, e il Canale della Madonna allo Zucco di Pesciola. Entrambi mai difficili, ma dall'inevitabile approccio alpinistico, ben si prestano alle attenzioni di tutti coloro che, andando per gradi, hanno intenzione di muovere i primi passi di arrampicata o, nella stagione invernale, con picozza e ramponi. E' però ugualmente possibile avvicinarsi ad alcune di queste aeree vette grazie anche alla fitta rete di sentieri che, con partenza dai Piani di Artavaggio, permettono avvicinamenti meno tecnici e più sicuri per la vetta dello Zuccone dei Campelli o per la Corna Grande di Valtorta. Oggi saliremo la maggiore di queste elevazioni, quotata 2161 metri sul livello del mare, con partenza appunto dai "miei" amati Piani di Atavaggio e facendo uso degli impianti di risalita. Passeggiata del 16 Luglio scorso in compagnia di mia moglie Aurora, Enzo, Mario, Giovanna, Alessandra, Roberto ed Enrico, foto con Canon 750d...

Note tecniche:

Difficoltà : EE (per via dell'esposizione sono da percorrere con attenzione gli ultimi metri di cresta e l'intaglio attrezzato con catene che attraversa il canalone S.E.M.)

Dislivello : 676 metri

Sviluppo : 10, 6 Km

Interesse : paesaggistico, botanico

Da Lecco si prosegue per il Colle di Balisio fino a raggiungere il paese di Moggio, laddove è possibile parcheggiare nei numerosi piazzali posti nelle vicinanze della funivia. Utilizzando quest'ultima (12 euro A/r), si sale rapidamente ai Piani di Artavaggio incamminandosi poi verso il vicino Rifugio Sassi Castelli, posto alla sinistra della stazione a monte degli impianti di risalita. Raggiunto lo storico edificio appartenente alla S.E.L. (a giorni compirà il 90esimo anniversario), ci si abbassa per prati alla piccola cappella votiva laddove, sulla sinistra e nel bosco, si scende ripidamente per traccia. Distratti dalle splendide fioriture stagionali di Giglio Martagone, si incrocia dopo alcuni minuti un evidente sentiero che andrà ignorato proseguendo diritti (è quello che proviene dal Rifugio Casari e scende verso la stazione a valle della funivia) ed indirizzandosi verso la base di una parete rocciosa su cui hanno sviluppo alcune vie di arrampicata sportiva. Alcuni segnavia a vernice riportano il numero 30, ossia il sentiero che collega i Piani sopracitati ai Piani di Bobbio. Seguiremo dunque a mezzacosta e nel bosco questa traccia che, dopo aver traversato in piano alcune forre, incrocia un sentiero proveniente dalla sinistra della valle. Deviando ora a destra (Nord), si guadagna quota in un canale boscoso per uscirne in prossimità di una strada sterrata ad uso privato degli alpeggi. Seguendola brevemente a sinistra, si arriverà ad una curva dove sorge una palina segnavia, che suggerisce di svoltare a destra verso il già osservabile Rifugio Cazzaniga-Merlini (proseguendo sulla pista forestale si arriva invece nell'area della Casera dei Campelli, laddove al colletto del Faggio ha anche inizio il Sentiero degli Stradini). Raggiunto in circa un'ora dalla partenza il rifugio sopracitato, altri evidenti segnavia invitano a seguire ad Occidente sull'ampio sentiero 101 che va indirizzandosi verso una larga sella prativa posta tra la Cima di Piazzo e l'inizio della dorsale Orientale dello Zuccone dei Campelli. Senza alcuna possibilità di errore, seguiremo l'ampio sentiero che raggiunge inizialmente una baita con annessa pozza di abbeverata e poco oltre un evidente bivio segnalato dall'ennesima palina. Evitando la traccia di destra che va indirizzandosi verso la Bocchetta dei Mughi, si avanza su quella di sinistra che porta rapidamente a guadagnare quota sulla dorsale Est dello Zuccone. Mantenendosi a volte sul filo ed altre no, si prosegue piuttosto comodamente fino a raggiungere l'anticima meridionale della montagna (essa è contrassegnata da una specie di antenna). Infine, con le dovute cautele per via dell'elevata esposizione, si oltrepassa l'uscita del Canalone dei Camosci per raggiungere la breccia rocciosa del Canalone S.E.M. Un'aereo passaggio con catene permette di calarsi alla base dell'intaglio, per risalire dalla parte opposta (passi di II grado non attrezzati) e raggiungere una cengia inverosimilmente esposta, oltre la quale si perviene per facili roccette alla vetta odierna. Un'eventuale variante osservabile dalla traccia gps (prima fotografia) permette inoltre di portarsi al Cristo delle Vette, posto in panoramica posizione sullo Zucco di Pesciola. Questa vetta non quotata sulle carte la si raggiunge dall'anticima meridionale dello Zuccone dei Campelli, piegando ad Ovest su di una traccia che, dopo alcuni passaggi in disarrampicata, permette di toccare quest'altro splendido pulpito panoramico sui Piani di Bobbio. Discesa per lo stesso itinerario di salita, con la sola differenza di aver scelto la strada sterrata che, dal Rifugio Cazzaniga-Merlini conduce alla stazione a monte degli impianti di Artavaggio. Un grazie particolare a Giacomo, Achille, Rocco e Ruggero, per averci al solito ospitato presso il Rifugio Casari dove abbiamo pranzato ottimamente.  



Traccia gps...


Un bel Giglio Martagone posto nelle vicinanze della cappelletta votiva


Siamo sul sentiero numero 30 in direzione dei Piani di Bobbio...


...ma in prossimità di un vallone piegheremo a destra per andare ad incrociare più a monte una strada sterrata dalla quale è stata scattata questa fotografia


Una splendida Sassifraga Mutata


Altra delicata ed armoniosa fioritura di Genziana Alata


Il Rifugio Cazzaniga-Merlini, posto in splendida e panoramica posizione verso la Valsassina


Alla sinistra della fotografia è visibile la sterrata che abbiamo brevemente percorso fuoriuscendo dal vallone citato in relazione. Proseguendo su di essa (in direzione delle Grigne) si imbocca il noto Sentiero degli Stradini (EE) che collega Artavaggio con i Piani di Bobbio


Dalla terrazza del Rifugio Cazzaniga-Merlini è intuibile il percorso che ci attende per lo Zuccone dei Campelli. Bisogna traversare a destra per comodi pendii fino a raggiungere l'ampia dorsale Orientale della montagna.


In primo piano, lo Zucco di Maesimo, sormontato dall'inconfondibile profilo del Resegone, così come appaiono dal Rifugio Cazzaniga-Merlini


Una splendida e profumatissima Nigritella


Prati di Bistorta incorniciano lo Zuccone dei Campelli


Aurora, mia moglie, con alle spalle il Pizzo de Tre Signori (al centro della fotografia) e la Cornetta di Valtorta (sulla destra della fotografia)


Il bivio presso il quale si abbandona il sentiero 101 per la Bocchetta dei Mughi in favore della traccia che inizia a salire la dorsale per la vetta dello Zuccone dei Campelli


Aurora e Mario


Fioritura di una Genziana Purpurea


Lo splendido versante Occidentale della Cornetta di Valtorta come appare dalla dorsale Orientale dello Zuccone dei Campelli. Sullo sfondo si intuisce la mole del Monte Disgrazia 


Sul sentiero che raggiunge l'anticima Sud (contrassegnata da un'antenna) dello Zuccone dei Campelli


Aurora con alle spalle la vetta dello Zuccone dei Campelli


Salendo all'anticima meridionale, la dorsale va facendosi più stretta ed aerea assumendo le caratteristiche di una cresta 


Il gruppo in prossimità dell'uscita del Canalone dei Camosci


Gli ultimi aerei metri che conducono alla breccia del Canalone S.E.M.


Il professore all'interno dell'intaglio che permette di attraversare il canalone S.E.M.


Panorama dalla vetta dello Zuccone dei Campelli sui Piani di Bobbio...


...e verso la Cima di Piazzo, Aralata, Baciamorti e Monte Sodadura


L'armoniosa piramide del Monte Sodadura con alla sinistra della fotografia, in secondo piano, il massiccio del Monte Alben


Sulla sinistra, l'anticima meridionale come appare dalla vetta principale


Panorama molto ampio verso le Orobie Bergamasche ed oltre, il Disgrazia ed il _Gruppo del Bernina


In primo piano, da sinistra, la Cornetta di Valtorta, la Cima di Piazzo e Aralalta-Baciamorti. In secondo piano, spiccano sulla destra le piramidi del Pizzo Arera e della Corna Piana mentre al centro della fotografia è intuibile la Presolana


Escursionista sulla ferrata Minonzio


Panorama verso il Monte Disgrazia ed il gruppo del Bernina


La tavola orientativa in vetta allo Zucconde dei Campelli


La Cornetta di Valtorta come appare dall'intaglio del Canalone S.E.M.


Il professore alle prese con il passaggio attrezzato del Canalone S.E.M.


Nuovamente in discesa dall'anticima Sud...


... da cui è eccezionale il panorama


Aurora sul sentiero che scende dalla dorsale Orientale dello Zuccone dei Campelli


Il Pizzo dei Tre Signori


Le sinuose ed eleganti forme piramidali del Monte Sodadura


La Cima di Piazzo nel suo versante meridionale


Il Rifugio Cazzaniga-Merlini con alle spalle lo Zuccone dei Campelli


Semplicemente orgoglioso di te Aurora....Ti amo...Ed alla prossima...








giovedì 21 luglio 2016

Monte Alben (2019 m.) dal Passo della Crocetta - Val Brembana - Lombardia

Situato nel sottogruppo della M.a.g.a, lungo il crinale che separa la Val Brembana dalla Valle Seriana, il Monte Alben si presenta agli occhi dell'osservatore come una grande scogliera dolomitica, incomparabile quanto a severità nell'intero contesto delle Prealpi Bergamasche. La sua caratteristica forma a ferro di cavallo si erge severa e maestosa sulle vaste praterie che la fasciano ad Occidente, ma è nell'opposto versante Orientale che questa montagna mostra tutta la sua inospitalità, offrendo numerose vie di carattere alpinistico grazie alla consistente presenza di canali, torrioni, ripide pareti e guglie calcaree. Via Clipper alla Cima della Croce, la Bonatti al Torrione di Brassamonti, il Canale Ilaria, la ferrata Pierangelo Maurizio e Hotel California sulla Nord della Croce sono solo alcuni dei molteplici esempi che rimarcano la severità del versante Est/Nordest di questo massiccio montuoso, che senza azzardo alcuno può ricordare vagamente lo scosceso pendio Occidentale del Resegone di Lecco. Ed è paradossalmente tra queste rocce e dirupi che l'Alben ha modo di offrire al viandante anche il suo lato più benevolo ed a mio giudizio attraente, con aggraziate fioriture che culminano nella recente scoperta della Primula Albenensis (il cui rinvenimento risale circa agli anni '80), raro ed affascinante endemismo che fiorisce tra Aprile e Giugno. Protetta in senso assoluto, è questa una fioritura con aerale estremamente ristretto il cui habitat naturale sono nicchie, forre e rupi di roccia calcareo-dolomitica, in posizioni generalmente rivolte a Nord, dunque umide ed ombreggiate. Escursione del 24 Giugno scorso in compagnia di Mario, foto con Canon 750d...

Note tecniche:

Difficoltà: EE (E fino al Passo della Forca, EE la cresta Nord del Monte Alben)

Dislivello : 702 metri

Sviluppo : 7,08 Km

Interesse : botanico, paesaggistico

In automobile, per chi proviene da Bergamo, si sale al Passo di Zambla e si imbocca sulla destra una comoda strada che, prima asfaltata e poi sterrata, scende con direzione meridionale al Passo delle Crocetta (indicazioni stradali per itinerari al Monte Alben). Dopo alcune centinaia di metri, è possibile posteggiare l'autovettura sul ciglio destro della pista forestale, in corrispondenza di una palina segnavia che sorge sul lato opposto della strada. La palina segnavia invita ad incamminarsi sul sentiero 501 (seguire per La Forca, Baita Nembrini e Monte Alben) che, con lieve pendenza, va serpeggiando all'interno di un gradevole bosco di latifoglie. Dopo alcune decine di minuti, in prossimità di un enorme faggio, il sentiero compie una decisa svolta verso Sudovest, conducendoci oltre il limite boschivo ed immettendoci nella parte mediana dell'ampio canalone che scende dal Colle di Brassamonti. Una serie di ripidi tornanti permette quindi di guadagnare il passo sopracitato (non prima di aver attraversato spettacolari prati di anemoni, genziane e sassifraghe), oltre il quale con un lungo traverso, si tagliano scoscesi pendii prativi per raggiungere un evidente bivio, posto nei pressi della base Nordest del Torrione di Brassamonti. Per chi lo volesse, in pochi minuti di agevole cammino, è possibile far visita alla Baita Nembrini, piccolo edificio appartenente al Cai di Valserina, alle spalle della quale si trova un grande anfratto roccioso (vedasi fotografia) da cui hanno sviluppo alcune vie di stampo alpinistico. Viceversa, chi non volesse abbandonare il 501, non deve far altro che proseguire sulla destra del bivio sopracitato per raggiungere in una manciata di minuti l'ampio valico del Passo della Forca (1848 metri), capace di bucolici scenari grazie ai dolci pendii del versante Occidentale. Alla nostra destra, cioè a Nord, è visibile l'ampia cresta che conduce alla Cima della Croce, isolato satellite Settentrionale del Monte Alben, raggiungibile in circa 15 minuti di cammino dal Passo della Forca. Noi seguiremo però a sinistra (segnavia 501 per il Monte Alben) per immetterci sin da subito sulla rocciosa cresta Nord dell'Alben, capace di offrire divertenti passaggi (max II grado) su facili ed a volte esposte roccette. Dopo i primi piacevoli metri, si è obbligati ad infilarsi in una fessura, oltre la quale, con un breve passaggio esposto, si ritorna sul sentiero che serpeggia armoniosamente tra i vari pinnacoli calcarei di questo massiccio. Tutto risulta agevole finchè non ci si porta alla base di un breve ma ripido canalino roccioso (II grado) che, seppur non esposto, bisogna risalire con le dovute attenzioni. Nuovamente un tratto di sentiero pianeggiante e si guadagna un colletto roccioso dal quale è evidente la parte terminale di questo gradevole itinerario. Con pendenze che vanno aumentando, si percorrono infine gli ultimi metri verosimilmente esposti fino a raggiungere la croce di vetta che contrassegna la massima elevazione di questo affascinante massiccio calcareo. Discesa per lo stesso percorso di salita...



Traccia gps...


La palina segnavia che sorge in corrispondenza laddove è possibile parcheggiare l'autovettura (le indicazioni riportano Baita Nembrini, La Forca e Monte Alben con segnavia 501)


Fuoriusciti dal bosco ecco apparire l'ampio vallone da risalire per raggiungere il Colle di Brassamonti


Uno splendido anemone sul sentiero 501


Tra le foschie, è intuibile sulla sinistra, l'anticima Nord del Monte Alben. La foto è stata scattata dai pressi del Colle di Brassamonti...


...raggiunto il quale è evidente il lungo traverso che permette di guadagnare il Passo della Forca. Alla sinistra del Passo, l'evidente parete gialla che caratterizza il versante Orientale del Torrione di Brassamonti


Palina segnavia al Passo della Forca


Dal Passo della Forca ha anche sviluppo (in direzione opposta a quella che noi utilizzeremo, e cioè verso Nord) il sentiero che guadagna la vetta della Cima della Croce


Noi seguiremo però verso Sud, immettendoci sin da subito sulla cresta Settentrionale del Monte Alben


Il sentiero che percorre la cresta Nord è fatto ad arte...


...aggirando numerosi pinnacoli rocciosi e guglie calcaree...


...alternando facili ma esposti passaggi di arrampicata


Splendide genziane affiorano dai prati durante la salita


Mario in uscita da una breve ma esposta parete...


...oltre la quale il sentiero torna nuovamente comodo e sottocresta


Di riflesso, la cresta percorsa fino ad ora. Siamo circa a metà percorso ed alle spalle di Mario (all'estrema sinistra in fotografia) è distinguibile la Cima della Spada, satellite isolato del gruppo dell'Alben


Probabilmente è questo il passaggio più difficile della cresta. Un breve ma erto canale, non esposto, la cui difficoltà non supera comunque il II grado alpinistico...


...Mario alle prese con le rocce calcaree dell'Alben


Il sentiero, nuovamente a mezza costa e sottocresta, conduce infine ad un colletto roccioso ben intuibile in questa fotografia


Fioritura di Rododendro nano


Mario oltre il colletto roccioso sopracitato e prossimo agli ultimi ripidi metri per la vetta del Monte Alben


Primula Albenensis, rarissima ed affascinante fioritura dal ristrettissimo aerale


Alle nostre spalle, foschie a parte, il colletto roccioso con gli ultimi metri di sentiero a mezzacosta. Poi andrà in cresta esposta fino alla vetta...


Gli ultimi metri in cresta


Non si vede nulla!!! Croce di vetta del Monte Alben


Dalla vetta, causa foschie, è appena intuibile la cresta Sud del Monte Alben, altro panoramico itinerario da abbinare con la salita dal Canale del Ripetitore


Targa sulla croce di vetta


Autoscatto! Grazie Mario per avermi fatto compagnia, sei un ottimo amico!!!


In discesa dalla vetta


Tarassaco comune


Dense foschie sulla linea di cresta del Monte Alben


Altro splendido anemone sul sentiero 501


Facili passaggi in cresta...


...che resta però a volte esposta


Mario prossimo nuovamente al Passo della Forca


Fioritura di Lino


La cavità, o meglio l'enorme grotta, posta alla base del Torrione di Brassamonti


La baita Nembrini, alla base del versante Est del Torrione dei Brassamonti