Posta all'estremo angolo Nordorientale della provincia di Bergamo, la Valle di Scalve è tristemente nota per la tragedia che la colpì nel lontano 1 Dicembre del 1923, giorno in cui sei milioni di metri cubi d'acqua, fango, roccia e detriti d'ogni genere, precipitarono a valle in seguito al crollo parziale della diga del Gleno. I paesi di Bueggio e Dezzo, le centrali di Valbona e Povo, il Santuario della Madonna di Colere ed ancora gli abitati di Gorzone, Boario, Darfo, insomma tutto quanto si trovò sfortunatamente sul percorso di morte di questa gigantesca massa d'acqua fu annientato. L'ondata fu preannunciata da un enorme spostamento d'aria, un terremoto, un boato a detta dei pochi superstiti. Si svilupparono enormi incendi in alcune fornaci di ghisa della valle e nelle centrali elettriche, furono strappate le vesti a tutti coloro che inavvertitamente si trovarono all'aperto, in luoghi pubblici o semplicemente al lavoro. Le limpide acque del Lago d'Iseo si tramutarono in un mare in tempesta, tingendosi di rosso e portando a galla numerose vittime. L'infame e stomachevole conta dei defunti si fermò a 350 individui, ma si sospetta che il numero fosse ben superiore al totale dei cadaveri rinvenuti. Seguì un processo penale dal lapidario giudizio (ma così non fu per le condanne), nel quale le responsabilità furono attribuite alla ditta Viganò, titolare del manufatto e dei lavori di costruzione che furono malamente eseguiti. E' un'indelebile e dannata cicatrice la tragedia del Gleno in quest'area, ma ciò nonostante la Val di Scalve è capace anche di storie epiche e leggendarie, di Riccardo Cassin e Aldo Frattini, che nel lontano 1934 salirono in 15 ore gli strapiombanti 350 metri dello spigolo Nord del Cimone della Bagozza, di Vitale Bramani, primo apritore di una via sulla montagna simbolo di questo bacino, dei numerosi minatori che sin dai tempi della Repubblica della Serenissima estraevano materiale ferroso dal cuore di queste montagne. Si respira aria "strana" in questa valle, si percepisce un qualcosa che difficilmente sfugge all'escursionista anche meno attento. Bisogna dunque passare almeno una volta in Val di Scalve, non importa se per raggiungere una delle molte vette qui presenti, non importa se fermandosi presso un rifugio o ancor più semplicemente passeggiando sulla bucolica Conca dei Campelli. Seguite il mio consigilio, andateci e basta, perché è una valle carica di emozioni, storia, tristezza, fatiche ed allo stesso tempo gioia, serenità e pace, come quella da noi vissuta salendo al placido e panoramico Monte Gardena. Passeggiata del 5 Aprile scorso in compagnia di Enrico, Mario e Graziano, foto con Canon 750d...
Note tecniche :
Difficoltà : E
Dislivello : 815 metri
Sviluppo : 9,38 Km
Interesse : paesaggistico, floreale
Da Bergamo si percorre l'intera Val Seriana fino al Passo della Presolana. Svalicato il passo automobilistico, si segue per Schilpario fino a raggiungere la località nota come "I Fondi", laddove una sbarra metallica non permette di proseguire sulla strada per il Passo del Vivione (è ancora ampiamente innevata, l'apertura è prevista indicativamente per fine Aprile, salvo nuove nevicate!). Sono comunque numerose le possibilità di parcheggio nell'ampio spiazzo sterrato presso la località sopracitata. Ci si incammina dunque sulla strada innevata per il Passo del Vivione, abbandonandola ben presto (volendo la si può seguire) per immettersi su di un sentiero che, con dolce pendenza, si addentra nella splendida pecceta. In circa 45 minuti di comodo cammino e senza possibilità di errore si perviene al Rifugio Cimone della Bagozza (gestito dalla famiglia Visini e sempre aperto), raggiungibile anche seguendo la strada innevata sopracitata. Da questa struttura bisogna ora seguire la mulattiera che conduce all'ampia Conca dei Campelli, circondata da suggestive cime note come le Piccole Dolomiti di Scalve (palina segnavia per il Rifugio Campione e Passo dei Campelli). Fuoriusciti dal bosco, su terreno finalmente aperto e panoramico, si noteranno alcune baite diroccate poste alle pendici meridionali del Monte Gardena. Esse andranno raggiungete attraversando splendidi ed ameni prati oggi ricoperti all'inverosimile di crochi primaverili. Poco oltre queste capanne, bisogna risalire a vista i pendii meridionali del Monte Gardena e, per meglio orientarsi, si tenga presente che sulla sommità di questo pendio sorge una "rustica" croce in legno che in linea di massima bisogna raggiungere o mantenere di poco alla propria sinistra. Guadagnando faticosamente quota, si apre successivamente una specie di avvallamento dal quale è finalmente visibile l'anticima meridionale della meta odierna. La si raggiunge per tracce di sentiero fino ad intersecare la cresta Sud/Sudovest, che andrà seguita con le dovute cautele fino alla vetta (attenzione perché sono qui spesso presenti enormi cornici che fuoriescono sul dirupato versante Orientale della montagna!). Per la discesa, una volta raggiunta l'anticima, non resta che da seguire il sentiero segnalato che piega a Sudovest mantenendosi in cresta fino a raggiungerne la depressione massima. Qui, piegando decisamente a Sud, non resta che da seguire un ampio sentiero che, senza possibilità di errore, riconduce al Rifugio della Bagozza, dov'è d'obbligo una sosta ristoratrice e quattro chiacchiere con gli splendidi rifugisti.
Traccia gps... In rosso il percorso utilizzato per la salita, in giallo quello per la discesa (quest'ultimo corrisponde alla via normale per la vetta del Monte Gardena)
Mario in compagnia della Signora Visini sulla strada innevata per il Passo del Vivione
Estesi campi di campanellini primaverili nei pressi del Rifugio Cimone della Bagozza
Da sinistra, il Monte Campione ed il Monte Campioncino
Splendidi campanellini primaverili
Sulla sinistra appare innevato l'ampio valico del Passo di Valzellazzo, sormontato dalla mole rocciosa del Monte Piane
In questa foto è visibile in alto a destra del costone la croce in legno già visibile dalle baite diroccate citate nella relazione. In secondo piano, il Monte Piane ed ancor più lontani, il Monte Sossino ed il Pizzo Camino
Risalito il primo pendio erboso del Monte Gardena, ecco apparire alla nostra destra l'ampio valico del Passo dei Campelli
Panorama dalla parte mediana del pendio meridionale del Monte Gardena
Le piccole Dolomiti della Val di Scalve
Mario in risalita nella parte superiore del ripido pendio meridionale del Monte Gardena
Graziano in attesa dei compagni di escursione
Panorama dalla slavina creatasi nei pressi dell'anticima Sud del Monte Gardena
Il Monte Sossino sormontato dalla splendida mole del Pizzo Camino
Ostinato e mai appagato, Enrico in prossimità dell'anticima Sud del Monte Gardena
Ecco Graziano tra la slavina e le cornici della cresta Sudovest del Monte Gardena
Mario prossimo all'anticima meridionale. La slavina in secondo piano è stata causata dal crollo di una grossa cornice
Dall'anticima, ecco apparire la lunga cresta meridionale del Monte Gardena
Da sinistra, Monte Campione e Monte Campioncino come appaiono dalla cresta Sud
Graziano
Sulla cresta meridionale del Monte Gardena
Graziano in vetta al Monte Gardena
Panorama sulle piccole Dolomiti della Val di Scalve dalla vetta del Monte Gardena
Graziano
Abbandoniamo la vetta per riportarci verso l'anticima meridionale
Da sinistra, il versante settentrionale del Passo delle Ortiche sormontato dalla cuspide rocciosa del Cimone della Bagozza. Sulla destra, la Cima Crap
La lunga dorsale dei "Colli"
L'imponente e strapiombante spigolo Nord del Cimone della Bagozza, aperto nel 1934 dalla cordata Riccardo Cassin, Adolfo Frattini e Rodolfo Varallo. 13 tiri con difficoltà VI+ in libera che risalgono un dislivello complessivo di 350 metri!!!
Graziano, Mario ed Enrico in vetta al Monte Gardena, qui fotografati dall'anticima meridionale
Tra le nubi e le foschie, Cima Bacchetta
Splendide fioriture di crochi primaverili
Splendide fioriture di crochi primaverili
Ovunque campanellini primaverili...
...e fioriture di colombina maggiore
Un sentito grazie a Silvio Visini ed a sua moglie, per averci ospitato 2 ore e mezza nel loro rifugio, per averci donato sorrisi al punto di lacrimare, per l'ottima cucina, per l'eccezionalità d'animo che appartiene a queste due splendide persone...Alla prossima...
Posto bellissimo e foto dei fiori spettacolari
RispondiEliminaGrazie mamma, un bacione!!!
EliminaConfesso che la tragedia della diga di Gleno non la conoscevo, quindi mi sono documentato e ho riscontrato delle analogie con quella della diga del Vajont, entrambi sono stati disastri annunciati, voluti dall' incompetenza e della superficialità dell'uomo. Christian
RispondiEliminaCiao Christian! Una delle tante, uguali e ripetitive storie del porcile in cui viviamo! 350 anime, senza colpa alcuna, a galleggiare nel lago di Iseo o perse sulle pendici della val di Scalve! 350 morti, due anni e poco più di pena per quei maledetti che, per il porco e sporco denaro, hanno ucciso 350 persone!
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