lunedì 24 ottobre 2016

Cima delle Terre Fredde (2645 m.) e Cima Galliner (2576 m.) da Malga Cadino - Valle di Cadino - Lombardia

Esteso su di una superficie di circa 51 mila ettari quadrati, il Parco dell'Adamello è localizzato sulla sinistra idrografica della Val Camonica. In quest'estesa ed estremamente articolata area geografica ha sede il più vasto ghiacciaio d'Italia, stimato in circa 18 mila metri quadrati, la cui particolare conformazione a raggiera ha originato dall'acrocoro culminante una serie di catene montuose che si suddividono nei sottogruppi del Baitone, del Frisozzo e del Blumone. Per comprendere l'ammaliante unicità di questi paesaggi, è indispensabile, seppur superficialmente, far riferimento alla litologia ( è la scienza che studia le rocce), poiché la varietà geologica presente all'interno di questo territorio rende il Parco dell'Adamello un esempio piuttosto raro nel contesto mondiale. Calcari, porfidi, scisti e dolomia sono solo alcune delle varietà di roccia qui presenti, ma si trova nella tonalite la chiave di lettura della morfologia del territorio. Nota infatti per essere la roccia più "giovane" dell'area, ma allo stesso tempo dura, compatta e priva di qualsivoglia frattura, la tonalite ha disegnato tutta una serie di affilate creste che donano al Gruppo dell'Adamello un aspetto tanto unico quanto massiccio. Originatasi tra i 30 ed i 40 milioni di anni fa in seguito alla cristallizzazione del magma che risaliva dalle viscere della Terra, la tonalite ha assunto un ulteriore caratteristica, l'impermeabilità, che ha inevitabilmente associato il tema dell'acqua a quello del parco. Spettacolari cascate, impetuosi torrenti e la presenza di 50 laghi non possono dunque passare inosservati. Ed allora non resta che indirizzarsi verso il settore meridionale del parco in quel gioiello naturalistico qual'è la Valle di Cadino, per introdursi all'interno di un paesaggio capace di testimoniare grazie ai numerosi dossi montonati, archi morenici, torbiere e specchi d'acqua quanto sopra descritto. Escursione del 02 Settembre 2014 in compagnia di Enrico, foto con Sony Alpha 390...

Eventualmente, per avere un quadro più completo della Valle di Cadino, consiglio di visionare il post sotto linkato che riguarda la salita al Monte Laione :

https://manuelpermonti.blogspot.it/2015/08/lombardia-valle-di-cadino-monte-laione.html 

Note tecniche :

Difficoltà : E 

Dislivello : 840 metri

Sviluppo : non avendo dietro il gps non ho purtroppo un dato attendibile

Interesse : geologico, paesaggistico, floreale, storico


Salendo dalla Val Camonica, in prossimità del paese di Esine, si abbandona la statale per dirigersi verso l'abitato di Bienno e salire successivamente al Passo di Crocedomini. Oltre il valico, bisogna indirizzarsi verso il Goletto del Cadino, superato il quale si perde quota sino a raggiungere la distesa prativa dove si trova la Malga Cadino della Banca. Oltrepassato questo caseificio noto per gli ottimi formaggi, si stacca sulla sinistra una strada sterrata, percorribile solo con 4x4, capace di condurci verso l'inconfondibile sperone roccioso della Corna Bianca, alla cui base meridionale è possibile posteggiare l'auto. Ci si incammina dunque su di un'ampia mulattiera che regala splendidi scorci sul Monte Frerone, sui piccoli Laghetti delle Moie e sul Lago Nero di Cadino. Senza possibilità di errore, tralasciando un sentiero che si dirama alla nostra destra (lo percorreremo in discesa ed è quello che passa sotto le Creste di Laione), si giunge senza troppa fatica al Passo della Vacca (2359 metri), caratterizzato da un macigno dalle vaghe sembianze bovine. Hanno dell'impressionante da questo valico le forme del Cornone di Blumone, massima elevazione del gruppo omonimo. Tra macereti e detriti, bisogna ora indirizzarsi verso la diga del Lago della Vacca, presso la quale sorge lo splendido rifugio Tita Secchi (circa 1 ora dalla partenza). Anche qui, come del resto su gran parte di questo itinerario, è impossibile sbagliare grazie ai numerosi segnavia presenti. Sulla sinistra dell'edificio sopracitato ha infatti sviluppo un ampio sentiero (segnavia Alta Via 1) che in  circa 45 minuti conduce al Passo del Blumone, evidente sella compresa tra l'omonimo Cornone (a destra) ed il Monte Laione (a sinistra). Si tenga presente che, nonostante il sentiero sia artefatto, attraversa caotiche pietraie sulle quali è consigliabile porre un minimo di attenzione. Il passo sopracitato non andrà però raggiunto poiché in prossimità di un bivio sul percorso, piegheremo a sinistra per incamminarci sul "Sentiero Antonioli", capace di condurci presso un fatiscente edificio risalente alla prima guerra mondiale e posto sotto la cresta Ovest del Monte Laione.  Osservando ora verso Sudovest, appaiono vicine le destinazioni odierne, ma il terreno piuttosto accidentato non permette un cammino agevole. Seguendo i radi segnavia bianco-gialli (contraddistinguono il "Sentiero Antonioli") raggiungiamo il Passo di Laione quindi, mantenendosi il più delle volte sull'ampio crinale detritico, si perde quota fino ad una depressione della cresta (sullo spartiacque sono presenti numerosi edifici risalenti al primo conflitto mondiale). Con breve risalita, si guadagna rapidamente la vetta della Cima Galliner, su cui sorge una postazione di vedetta appartenente agli alpini italiani. Scendendo dal versante opposto, su terreno molto franoso e ripido, ci si porta quindi ad un colle roccioso, posto alla base del caotico spallone Orientale della Cima delle Terre Fredde. Evitando di risalirlo direttamente, si intercetta sulla destra una traccia di sentiero che in circa 20 minuti conduce sulla panoramica vetta. Per la discesa, giunti nuovamente al rifugio Tita Secchi, abbiamo sfruttato una piccola variante a partire dal Passo della Vacca. Evitando di percorrere nuovamente la mulattiera che dal rifugio scende alla Corna Bianca, ci siamo indirizzati verso le creste di Laione, poste a Sud del passo sopracitato. Un sentiero trova sviluppo sul loro versante Occidentale, tagliando ripidi prati con una serie di lunghi traversi alternati ad alcuni tornanti. In circa mezz'ora di comodo cammino, si incrocia più a valle la mulattiera  utilizzata per salire al Rifugio Tita Secchi, che andrà seguita in discesa fino alla base meridionale della Corna Bianca.



Cartina del percorso



La Valle di Cadino alle prime luci dell'alba. Al centro della fotografia la conformazione calcarea della Corna Bianca così come appare dalla sterrata percorribile con i 4x4


Primi metri sul sentiero che conduce al Passo della Vacca


I piccoli Laghetti delle Moie 


Dal sentiero è evidente il vallone da risalire per portarsi al Passo della Vacca


Il Lago Nero di Cadino


Il panorama osservabile alle nostre spalle 


L'imponente mole del Cornone di Blumone così come appare dai pressi del Passo della Vacca...


...il cui nome è dato da questo singolare macigno


La diga del Lago della Vacca. Con un altezza di circa 20 metri ed uno sviluppo al coronamento superiore di circa 90 metri, questo manufatto in calcestruzzo fu terminato nel 1927


Dalla sponda Orientale del Lago della Vacca ecco apparire le destinazioni odierne. Da sinistra, la Cima delle Terre Fredde e, molto più piccola nella mole, la Cima Galliner


Il sentiero artefatto che, dal Rifugio Tita Secchi, sale al Passo del Blumone


La palina segnavia che segnala l'inizio del "Sentiero Antonioli". Da qui alla vetta non vi sarà altro segnavia, ma il percorso è abbastanza intuibile ed i segnavia bianco gialli non mancano


Panorama verso il Monte Frerone dal "Sentiero Antonioli"...


...che conduce a questo fatiscente edificio risalente la prima guerra mondiale. Sulla sinistra si intuisce l'anticima del Monte Laione con la sua caotica cresta Ovest


L'edificio sopracitato, con le dovute cautele, è da visitarsi per meglio comprendere le condizioni degli alpini italiani durante il primo conflitto mondiale


Il Lago dell Vacca con sulla destra, in luce, il Monte Frerone, ed in ombra, la Cima delle Terre Fredde


Altro edificio della prima guerra mondiale nei pressi del Passo di Laione


Enrico sul caotico crinale detritico che scende verso la Cima Galliner


Nonostante il meteo vada peggiorando, ecco apparire il lembo meridionale del Lago di Garda...


...ed i ghiacciai del Gruppo dell'Adamello


Il lungo crinale detritico appena percorso...


...si mantiene sempre a vista della Cima delle Terre Fredde


Un'altra postazione militare posta sul versante Nord della dorsale spartiacque


Il Monte Frerone come appare dalla Cima delle Terre Fredde


Da sinistra, il Monte Laione ed il Cornone Blumone. Il "Cristo dei Monti", cioè la piccola scultura che sorge in Cima alle Terre Fredde, è disteso a seguito dei forti venti che nei giorni precedenti avevano colpito la zona. Ovviamente, con Enrico, lo riposizionammo nella corretta maniera nonostante io non ami la presenza di questi ed altri simboli sulle vette dei monti


Il Pizzo Badile Camuno


L'interminabile dorsale del Monte Baldo come appare dalla Cima delle Terre Fredde


Sulla linea dell'orizzonte, i giganti della Val Brembana. E' infatti facilmente distinguibile il Gruppo del Pizzo del Diavolo di Tenda


In questa fotografia è esemplare la morfologia del territorio a seguito della presenza di tonalite, con le affilate creste che si dipartono a raggiera


Il Monte Frerone


In fotografia, è visibile buona parte del percorso utilizzato per salire alle Terre Fredde


Il colle roccioso posto alla base del caotico spallone Orientale della Cima delle Terre Fredde. Sulla sinistra è visibile la Cima Galliner, mentre al centro della fotografia il severo versante Nordoccidentale del Cornone di Blumone


Lo spallone Orientale della Cima delle Terre Fredde come appare dal colle roccioso. La traccia di sentiero non sale per questo pendio ma lo aggira inizialmente sulla destra


Cornone di Blumone e Lago della Vacca come appaiono da Cima Galliner


Lo sbarramento del Lago della Vacca. L'invaso contiene mediamente un volume annuale di acqua pari a 2,5 milioni di metri cubi


Il Gruppo del Pizzo Bernina


Enrico in visita alla postazione militare posta in vetta alla Cima Galliner


Il Cornone di Blumone


Il Monte Laione


Il Lago della Vacca (siamo poi scesi senza traccia al Rifugio Tita Secchi, evitando di ripercorrere il "Sentiero Antonioli". Dunque alcune prospettive potrebbero trarre in inganno!)


Il Cornone di Blumone


Da sinistra, Cima delle Terre Fredde e Cima Galliner


Il Rifugio Tita Secchi


Le Creste di Laione come appaiono dai pressi del Passo della Vacca


Dal passo, è evidente sulla sinistra il sentiero che andremo ad utilizzare per la discesa. La mulattiera si sviluppa invece sulla destra della fotografia ma resta in parte fuori campo. Alla prossima...

8 commenti:

  1. E' veramente un bel comprensorio quello dell'Adamello/Presanella, questa zona in particolare non la conosco, ma le cime principali ho avuto modo di salirle. Stavo notando con stupore che a differenza della tua ascesa al Grignone qui non c'era neve, poi ho letto che è un giro di inizio settembre ..... fai come me che ho escursioni in arretrato e pubblico quelle di 3 mesi prima?? Ciao Manuel

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    1. Ciao Christian, altro che mesi prima!!! Anni prima!!! E' del 2014, l'avevo nell'hard disk del pc e l'ho buttata dentro! Purtroppo è difficile per me trovare il tempo per postare vecchie passeggiate, ma questa era già pronta, dunque ecco il motivo!!! Un enorme abbraccio, con l'augurio di conoscerti presto! Buona giornata...

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    2. ..... è proprio vero, ho letto il mese ma non l'anno....con il tuo ritardo paradossalmente sei avanti anni luce rispetto alle mie pubblicazioni... potrei provare anch'io, magari andando a ritroso di 20 anni quando avevo qualche capello in più !! (PS.la barba invece c'è sempre stata :P )

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    3. ...non credere i miei capelli vadano aumentando!!! Anzi, con l'avanzare del tempo ricordano l'inverno...La barba? Sul lavoro me l'hanno sempre vietata, ora che sono temporaneamente disoccupato, crescerà...Buona serata...

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  2. Bello, bello! Sono stato due volte da quelle parti, che paesaggi Manuel, complimenti!

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    1. Vanno rivolti alla natura i complimenti prof! Ti abbraccio forte, mi auguro ci si riveda presto per due passi insieme...

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  3. BELLO ! BELLO ! BELLO !

    In quella zona non sono mai stato :-(
    Una volta sono arrivato fino a Bazena, poi il meteo era di m... nevicava e non si vedeva niente così siam tornati con le pive nel sacco.
    Un' altra volta, che avremmo dovuto fare il Frerone, (sempre per maltempo) abbiamo cambiato destinazione già in Val Camonica.

    Purtroppo quando io andavo più di adesso(nel secolo scorso) le previsioni meteo erano mooolto approssimative e spesso si programmavano cime a cui poi dovevamo rinunciare

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    1. Paradossalmente tutto ciò risulta in nostro favore! È un ottimo motivo per tornarci insieme e godere di queste valli suggestive... Un abbraccio graziano!

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